giovedì 23 giugno 2011

Carp Show & Specialist 4-5 febbraio 2012

Il Progetto nazionale Getapesca è orgoglioso di informare di essere stato
incaricato dall'Ente Fiera di Ferrara, per organizzare tutti gli eventi
culturali sui temi delle conferenze e convegni dedicate a temi ambientali,
gestionali, sociali e scientifici, che caratterizzeranno i contenuti del
sensazionale evento fieristico sulla pesca Specialist del 2012 al Carp Show di Ferrara.



Articolo uscito sulla rivista "Tutto Carpa & Siluro"




lunedì 6 giugno 2011

Segnalazione circa la realizzazione di una discarica d’inerti in località Montesilvano (PE) nell’area umida denominata “cava dismessa Vestina Calcestruzzi”.

(1) Allegato tecnico
1. Premessa
Lo StudioGeta, che da anni si occupa di problematiche legate all’ambiente ed in particolare allo studio della gestione sostenibile degli ecosistemi acquatici, ha raccolto il disagio e le preoccupazioni per il futuro dei pescatori sportivi Italiani, ed ha concretizzato un nuovo progetto: un innovativo strumento tecnico e finanziario,“Getapesca”dedicato in modo diretto ed esclusivo alla risoluzione delle problematiche che investono il mondo della pesca sportiva in Italia. Attraverso la possibilità di collaborazione con importanti istituti scientifici ed un team work di professionisti qualificato, lo Studio Geta, ha messo a disposizione in via esclusiva e diretta le soluzioni alle problematiche del panorama della pesca sportiva.
Getapesca si rivolge a tutti i portatori di interesse e a tutti i soggetti interessati a vario titolo al settore della pesca sportiva, i quali con il loro contributo, oltre a beneficiare dei servizi offerti in modo esclusivo, permettono di finanziare progetti per la valorizzazione della pesca sportiva, tutela delle acque e salvaguardia delle specie ittiche, a beneficio di tutta la comunità della pesca sportiva.
Ciò premesso diversi adesori al progetto hanno presentato al Getapesca una serie di segnalazioni convergenti verso la realizzazione di una discarica per rifiuti inerti, ed in particolare relativa al CER 17 05 04 “terre e rocce da scavo diverse da quelle di cui alla voce 17 05 03”, in una cava sommersa in località Montesilvano (PE) nell’ambito dell’area SIN Alento-Saline.

2. Localizzazione del sito
Il bacino in esame si trova poco fuori il comune di Montesilvano (Immagine 1) a circa 4,5 km dalla foce del fiume Saline
Coordinate. 42°29’22.64” N
                     14°06’36.35” E







3. Analisi di valutazione del sito.
I primi risultati del Piano di Caratterizzazione SIN del 2005, esposti nel luglio 2008, hanno evidenziato la presenza di alti livelli di contaminanti, quali Pcb e diossina, nei terreni e nelle acque. Ciò ha determinato l’urgenza di provvedere ad accertamenti di ordine sanitario sugli alimenti prodotti nel sito (latte, carne, vegetali ecc.) e sulle specie ittiche viventi nei due fiumi e nelle aree adiacenti o collegate al fine di verificare l’eventuale esposizione della popolazione a sostanze molto pericolose.
L’area della cava denominata Vestina Calcestruzzi è di fatto un area umida rimasta coinvolta marginalmente, pur essendo stata collocata nella perimetrazione del SIN (dista meno di 100 metri dall’alveo del fiume Saline) e meta di sosta di uccelli migratori e biotipo che ospita una biodiversità endemica di specie ittiche autoctone.
Il progetto che si intenderebbe realizzare su questo sito prevederebbe il pompaggio di tutte le acque del lago nell’alveo del fiume Saline, impermeabilizzare con argilla il fondo e adibirlo a discarica di inerti.
Ciò annullerebbe l’intero biotipo formatosi, cancellando ogni forma di vita ittica, di anfibi, crostacei, flora acquatica e impedirebbe la sosta degli uccelli migratori e l’intera catena trofica che gravita attorno a questo sito.
Nel progetto, i soggetti proponenti, non prevedono assolutamente nessuna valutazione d’impatto sulla fauna.

4. Effetti sull’ambiente
Di seguito si relaziona sulle specie presenti nel tratto di fiume Saline e sulle direttive e convenzioni comunitarie che tutelano la biodiversità. Per comprendere il problema è necessario fare una breve premessa sull’importanza che hanno gli ambienti fluviali e delle cave allagate sulla migrazione degli uccelli.
Ogni anno milioni di uccelli appartenenti ad un gran numero di specie attraversano montagne, deserti ed oceani per spostarsi dalle aree di nidificazione, spesso poste alle latitudini più settentrionali, a quelle di svernamento, in ambienti e situazioni ecologiche anche totalmente differenti. Motivo principale di questi rischiosi viaggi è l’adattamento a sfruttare al meglio condizioni ambientali ottimali. In estate portandosi alle alte latitudini, ricche di cibo e povere si specie competitrici, in inverno, nelle savane e nelle foreste africane o sudamericane, liberi dall’urgenza della riproduzione ed in condizioni climatiche favorevoli. E’ indubbio che i migratori siano sottoposti ad una serie di incognite e rischi, ed ogni anno la migrazione costa la vita di molti uccelli.
Ma per quanto epici e rischiosi questi lunghi viaggi compiuti da uccelli che pesano solo pochi grammi ci possono sembrare, la selezione naturale e l’evoluzione hanno agito per renderli del tutto normali e vantaggiosi per i migratori. Ciò testimonia che, per quanto all’uomo possa sembrare più facile e meno rischioso il trascorrere l’intero anno in un medesimo territorio ben conosciuto, evitando qualsiasi avventuroso viaggio, i rischi legati alla migrazione sono invece ben inferiori a quelli legati al dover sopravvivere ai rigori dell’inverno alle altitudini boreali.
In condizioni naturali, ed in ambienti ecologicamente ben strutturati e non soggetti all’azione distruttiva dell’uomo, gli uccelli migratori sono quindi perfettamente adattati e capaci di sopravvivere egregiamente a questi lunghissimi spostamenti.
E’ infatti purtroppo sempre più evidente come i principali motivi di rischio per i migratori derivino direttamente o indirettamente proprio dagli effetti che le attività umane esercitano sull’ambiente, andando a modificare equilibri sui quali, attraverso migliaia di anni di evoluzione, i migratori hanno modellato le proprie rotte e le modalità di spostamento attraverso i continenti.
Negli ultimi decenni nella Provincia di Pescara, a causa dell’intervento dell’uomo, gran parte degli ambienti umidi sono andati distrutti e con la variante proposta si andrà a distruggere ulteriormente un ambiente di estremo interesse per la migrazione.
Le due principali Direttive comunitarie che tutelano la biodiversità sono la Direttiva Uccelli e la direttiva Habitat.
La direttiva uccelli è stata adottata nel 1979 (e recepita in Italia dalla Legge 157/92), la Direttiva "Uccelli" 79/409/EEC, rappresenta uno dei due pilastri legali della conservazione della Biodiversità europea.
Il suo scopo è "la conservazione di tutte le specie di uccelli viventi naturalmente allo stato selvatico nel territorio europeo degli stati membri…".La direttiva richiede che le popolazioni di tutte le specie vengano mantenute a un livello adeguato dal punto di vista ecologico, scientifico e culturale pur tenendo conto delle esigenze economiche e ricreative.
La Direttiva "Uccelli" ha dato finora i propri risultati maggiori per quel che riguarda la gestione venatoria. Un altro aspetto chiave della Direttiva è costituito dalla conservazione degli habitat delle specie ornitiche. In particolare, le specie contenute nell'allegato I della Direttiva, considerate di importanza primaria, devono essere soggette ad una tutela rigorosa ed i siti più importanti per queste specie vanno tutelati designando "Zone di Protezione Speciale (ZPS)". Lo stesso strumento va applicato alla protezione delle specie migratrici non elencate nell'allegato, con particolare riferimento alle zone umide di importanza internazionale ai sensi della Convenzione di RAMSAR.
La Direttiva protegge tutte le specie di uccelli selvatici vietandone la cattura, l'uccisione, la distruzione dei nidi, la detenzione di uova e di esemplari vivi o morti ed il disturbo ingiustificato ed eccessivo.
Le specie di uccelli viventi naturalmente allo stato selvatico nel territorio europeo degli Stati membri sono in gran parte specie migratrici. Tali specie costituiscono un patrimonio comune e l’efficace protezione degli uccelli è un problema ambientale tipicamente transnazionale, che implica responsabilità comuni.
Le misure da prendere devono riguardare i diversi fattori che possono influire sull’entità della popolazione aviaria, e cioè le ripercussioni delle attività umane, in particolare la distruzione e l’inquinamento degli habitat, la cattura e l’uccisione da parte dell’uomo e il commercio che ne consegue; nel quadro di una politica di conservazione bisogna adeguare la severità di tali misure alla situazione delle diverse specie.
Di seguito si riportano alcuni articoli più significativi della direttiva uccelli:
·         Articolo 2
Gli Stati membri adottano le misure necessarie per mantenere o adeguare la popolazione di tutte le specie di uccelli di cui all’articolo 1 a un livello che corrisponde in particolare alle esigenze ecologiche, scientifiche e culturali, pur tenendo conto delle esigenze economiche e ricreative.
·         Articolo 4
1. Per le specie elencate nell’allegato I sono previste misure speciali di conservazione per quanto riguarda l’habitat, per garantire la sopravvivenza e la riproduzione di dette specie nella loro area di distribuzione. A tal fine si tiene conto: a) delle specie minacciate di sparizione; b) delle specie che possono essere danneggiate da talune modifiche del loro habitat; c) delle specie considerate rare in quanto la loro popolazione è scarsa o la loro ripartizione locale è limitata; d) di altre specie che richiedono una particolare attenzione per la specificità del loro habitat.
2. Gli Stati membri adottano misure analoghe per le specie migratrici non menzionate all’allegato I che ritornano regolarmente, tenuto conto delle esigenze di protezione nella zona geografica marittima e terrestre a cui si applica la presente direttiva per quanto riguarda le aree di riproduzione, di muta e di svernamento e le zone in cui si trovano le stazioni lungo le rotte di migrazione. A tale scopo, gli Stati membri attribuiscono un’importanza particolare alla protezione delle zone umide e specialmente delle zone d’importanza internazionale.
4. Gli Stati membri adottano misure idonee a prevenire, nelle zone di protezione di cui ai paragrafi 1 e 2, l’inquinamento o il deterioramento degli habitat, nonché le perturbazioni dannose agli uccelli che abbiano conseguenze significative in considerazione degli obiettivi del presente articolo.
Gli Stati membri cercano inoltre di prevenire l’inquinamento o il deterioramento degli habitat al di fuori di tali zone di protezione.
Di seguito si riporta l’elenco delle specie di uccelli in Allegato 1 e migratrici segnalati per l'area interessata del fiume Saline.

Garzetta (Egretta garzetta)
Airone rosso (Ardea purpurea)
Nibbio bruno (Milvus migrans)
Lodolaio (Falco subbuteo)
Albanella minore (Circus pygargus)
Albanella reale (Circus cyaneus )
Succiacapre (Caprimulgus europaeus )
Martin pescatore ( Alcedo atthis)
Averla piccola (Lanius collurio)





Specie di uccelli migratrici presenti nell'area
Airone rosso (Ardea purpurea)
Garzetta (Egretta garzetta)
Succiacapre (Caprimulgus ruficollis)
Upupa (Upupa epops)
Albanella minore (Circus pygargus)
Gruccione (Merops apiester)
Rondine (Hirundo rustica)
Balestruccio (Delichon urbica)
Prispolone (Anthus trivialis)
Cutrettola (Motacilla flava)
Averla Piccola (Lanius collurio)
Averla capirossa (Lanius senator)
Passera Scopaiola (Prunella modularis)
Forapaglie (Acrocephalus schoenobaenus)
Cannaiola (Acrocephalus scirpaceus)
Cannareccione (Acrocephalus arundinaceus)
Beccafico (Sylvia borin)
Capinera (Sylvia atricapilla)
Sterpazzola (Sylvia communis)
Sterpazzolina (Sylvia cantillans)
Luì Piccolo (Phylloscopus collybita)
Regolo (Regulus regulus)
Fiorrancino (Regulus ignicapillus)Saltimpalo (Saxicola torquata)
Codirosso (Phoenicurus phoenicurus)
Codirosso spazzacamino (Phoenicurus ochruros)
Pettirosso (Erithachus rubecula)
Usignolo (Luscinia megarhynchos)
Fringuello (Fringilla coelebs)
Fanello (Acanthis cannabina)


La Direttiva 92/43/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche è stata emanata per far fronte al continuo degrado degli habitat naturali e le minacce che gravano su talune specie. La direttiva, denominata direttiva «Habitat», mira a contribuire alla conservazione della biodiversità negli Stati membri definendo un quadro comune per la conservazione degli habitat, delle piante e degli animali di interesse comunitario.
La direttiva «Habitat» stabilisce la rete Natura 2000. Tale rete è la più grande rete ecologica del mondo ed è costituita da zone speciali di conservazione designate dagli Stati membri a titolo della presente direttiva. Inoltre, essa include anche le zone di protezione speciale istituite dalla direttiva «Uccelli» 2009/147/CE.
Gli allegati I e II della direttiva contengono i tipi di habitat e le specie la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione. Alcuni di essi sono definiti come tipi di habitat o di specie «prioritari» (che rischiano di scomparire). L’allegato IV elenca le specie animali e vegetali che richiedono una protezione rigorosa.
L’allegato II riporta le specie animali (221 specie) e vegetali (500 specie) per le quali si devono adottare particolari misure di conservazione o i cui habitat vanno sottoposti a tutela.
L’unica specie che figura nell’allegato II presente nella cava Vestina Calcestruzzi , è la Scardola (Scardinius erythrophthalmus) protetta dalla Convenzione di Berna, come di seguito descritto.





La comunità ittica presente nel fiume Saline e nell’area umida della cava Vestina Calcestruzzi è dominata dai ciprinidi reofili: cavedano, barbo e rovella.
La rovella è presente con una buona popolazione ben strutturata ed equilibrata nel rapporto giovani/adulti;
Nel Saline non è presente alcuna forma alloctona a significare che queste comunità si trovano anche in un buono stato di conservazione.
Tutte e tre le specie di pesci sono presenti con popolazioni in buono stato, ben strutturate ed equilibrate nel rapporto giovani/adulti, a conferma di un sufficiente
stato di conservazione di questo ambiente acquatico.

Tra le convenzioni principali ratificate dalla stato italiano figura la CONVENZIONE DI BERNA
Tale convenzione è stata ratificata dallo stato Italiano con la legge n. 503 del 5 agosto 1981, essa ha lo scopo di assicurare la conservazione della flora e della fauna selvatica e dei loro habitats naturali. Secondo questa convenzione, ogni Stato deve adottare opportune leggi per la salvaguardia delle specie di flora e fauna elencate nei tre allegati annessi alla convenzione stessa; in particolare sarebbero vietati qualsiasi forma di cattura, di detenzione, di uccisione, il deterioramento e la distruzione degli habitat, la raccolta di uova, la detenzione ed il commercio di tutte le specie specificate negli allegati.
Di seguito si riportano alcuni passaggi della convenzione.
Preambolo
Gli Stati membri del Consiglio d’Europa e gli altri firmatari della presente Convenzione,
omissis
Riconoscendo che la flora e la fauna selvatiche costituiscono un patrimonio naturale di valore estetico, scientifico, culturale, ricreativo, economico e intrinseco che occorre preservare e trasmettere alle generazioni future;
Riconosciuta l’essenziale importanza della flora e della fauna selvatiche per il mantenimento degli equilibri biologici;
Costatate la rarefazione di numerose specie di flora e fauna selvatiche e la minaccia d’estinzione che grava su talune di loro;
Consci che la conservazione dei biotopi è un elemento essenziale per la protezione e la preservazione della flora e della fauna selvatiche;
Riconoscendo che, nei loro obiettivi e programmi nazionali, i governi dovrebbero tener conto della conservazione della flora e della fauna selvatiche, e che una cooperazione internazionale dovrebbe instaurarsi per preservare in particolare le specie migratrici;
Consci delle numerose domande d’azione comune di governi e istanze internazionali, segnatamente di quelle della Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente, del 1972, e dell’Assemblea Consultiva del Consiglio d’Europa;
Desiderosi in particolare di seguire, nel campo della Conservazione della vita selvatica, le raccomandazioni della Risoluzione numero 2 della seconda Conferenza ministeriale europea sull’ambiente,
Hanno convenuto quanto segue:

Art. 1
1. Scopo della presente Convenzione è di assicurare la conservazione della flora e della fauna selvatiche e dei loro biotopi, segnatamente delle specie e dei biotopi la cui conservazione richiede la cooperazione di più Stati, e di promuovere tale cooperazione.
2. Attenzione particolare è rivolta alle specie, comprese quelle migratrici, minacciate d’estinzione e vulnerabili.
Art. 3
1. Ogni Parte contraente prende i provvedimenti necessari all’attuazione di politiche nazionali di conservazione della flora e della fauna selvatiche e dei loro biotopi, prestando particolare attenzione alle specie minacciate d’estinzione e vulnerabili, soprattutto a quelle endemiche e ai biotopi minacciati, conformemente alle disposizioni della presente Convenzione.
2. Ogni Parte contraente si impegna, nella sua politica di pianificazione e di sviluppo e nei suoi provvedimenti di lotta contro l’inquinamento, a tener conto della conservazione della flora e della fauna selvatiche.
Art. 6
Ogni Parte contraente prende i provvedimenti legislativi regolamentari appropriati e necessari per assicurare la conservazione particolare delle specie di fauna selvatica enumerate nell’allegato II. Sono segnatamente vietate, per queste specie:

a. Qualsiasi forma di cattura intenzionale, di detenzione e d’uccisione intenzionale;
b. La deteriorazione o la distruzione intenzionale dei siti di riproduzione o delle aree di riposo (le aree di riposo sono riferite alle specie migratrici);
c. La perturbazione intenzionale della fauna selvatica, segnatamente durante il periodo di riproduzione, di dipendenza e di ibernazione, in quanto la perturbazione abbia un’effetto significativo riguardo agli obiettivi della presente Convenzione;

Allegato II
specie di fauna rigorosamente protetta presenti lungo il fiume Saline
specie migratrici
Airone rosso (Ardea purpurea)
Garzetta (Egretta garzetta)
Albanella minore (Circus pygargus)
Succiacapre (Caprimulgus ruficollis)
Upupa (Upupa epops)
Gruccione (Merops apiester)
Rondine (Hirundo rustica)
Balestruccio (Delichon urbica)
Prispolone (Anthus trivialis)
Cutrettola (Motacilla flava)
Averla Piccola (Lanius collurio)
Averla capirossa (Lanius senator)
Passera Scopaiola (Prunella modularis)
Codibugnolo (Aegithalos caudatus)
Forapaglie (Acrocephalus schoenobaenus)
Cannaiola (Acrocephalus scirpaceus)
Cannareccione (Acrocephalus arundinaceus)
Beccafico (Sylvia borin)
Capinera (Sylvia atricapilla)
Sterpazzola (Sylvia communis)
Sterpazzolina (Sylvia cantillans)
Luì Piccolo (Phylloscopus collybita)
Regolo (Regulus regulus)
Fiorrancino (Regulus ignicapillus)Saltimpalo (Saxicola torquata)
Codirosso (Phoenicurus phoenicurus)
Codirosso spazzacamino (Phoenicurus ochruros)
Pettirosso (Erithachus rubecula)
Usignolo (Luscinia megarhynchos)
Zigolo Nero (Emberiza cirlus)
Fringuello (Fringilla coelebs)
Fanello (Acanthis cannabina)

specie non migratrici
Picchio rosso maggiore (Dendrocops major)
Piccchio verde (Picus viridis)
Beccamoschino (Cisticola juncidis)
Ballerina gialla (Motacilla cinerea)
Ballerina bianca (Motacilla alba alba)
Scricciolo (Troglodytes troglodytes)
Lodolaio (Falco subbuteo)
Cinciarella (Parus caeruleus)
Cinciallegra (Parus major)
Usignolo di Fiume(Cettia cetti)
Rampichino (Certhia brachydactyla)
Verzellino (Serinus serinus)
Verdone (Carduelis chloris)
Cardellino (Carduelis carduelis)
Conclusioni
La proposta di un progetto per la realizzazione di una discarica di inerti, che nella sua fase progettuale, programmatica ed ambientale, non tenga conto degli impatti sulla fauna e sugli effetti delle interconnessioni ambientali, è non solo non conforme al combinato disposto del Dlgs 152/2006 (Testo unico in materia Ambientale), ma sfugge a qualsiasi logica di eco sostenibilità che è alla base di una razionale e responsabile realizzazione di progetti.
Le aree perimetrale nel SIN Saline Alento, ancora meritorie di tutela diretta sulla fauna, composte e caratterizzate da una fauna che a fatica riesce a sopravvivere in un contesto alterato, possono rappresentare un polmone di ripopolamento naturale di cui beneficerebbe l’intera area: distruggere tali aree cancellerebbe anche quest’ultima possibilità.