venerdì 11 marzo 2011

Relazione tecnica sul rapporto tra pesca professionale e pesca sportiva nel lago di BOLSENA interazioni impatti e opportunità future



 1. Premessa

Lo StudioGeta, che da anni si occupa di problematiche legate all’ambiente ed in particolare allo studio sulla gestione sostenibile degli ecosistemi acquatici, ha raccolto il disagio e le preoccupazioni per il futuro dei pescatori sportivi Italiani, ed ha concretizzato un nuovo progetto: è nato così il “Getapesca”, dedicato in modo diretto ed esclusivo alla risoluzione delle problematiche che investono il mondo della pesca sportiva in Italia. Attraverso la possibilità di collaborazione con importanti istituti scientifici ed un team work di professionisti qualificato, lo StudioGeta, ha messo a disposizione in via esclusiva e diretta le soluzioni alle problematiche del panorama della pesca sportiva.
Tutti gli adesori al Getapesca, possono avvalersi delle competenze tecnico-scientifiche dello Studiogeta per indicare ed individuare problematiche riguardanti l’ambiente e le specie ittiche e di riflesso la pesca sportiva.
Il Getapesca per conto loro, oltre a collaborare e aprire tavoli di discussione con le amministrazioni interessate, si fa promotore di segnalazioni utili alla risoluzione delle problematiche, alla stesura di relazioni tecniche e scientifiche che possano aumentare il livello di conoscenza attuale, oltre a realizzare progetti dedicati alla salvaguardia delle acque e specie ittiche, al fine di dare il giusto valore alla pesca sportiva e innescare quel cambiamento culturale per una pesca ecosostenibile.



                      Fig.1, Fig.2  Lago di bolsena (localizzazione e vista aerea)



Il lago di Bolsena è un lago dell'Italia centrale formatosi oltre 300.000 anni fa in seguito al collasso calderico di alcuni vulcani appartenenti alla catena dei monti Volsini. È il lago di origine vulcanica più grande d'Europa. Ha una forma ovale, tipica per la sua origine, due isole e un fiume emissario. Ha un'area totale di 113,5 km² (quinto in Italia), si trova a 305 m s.l.m., ha una profondità massima di 151 m e una profondità media di 81 m. Si trova interamente nel territorio della provincia di Viterbo e precisamente nella parte a Nord, detta Alta Tuscia.



 


Le relazioni tra le popolazioni naturali di pescatori e l’economia ittica generata dai bacini delle acque interne, si fondano essenzialmente sull'attività della pesca amatoriale e professionale. La pesca professionale attualmente è in forte contrazione sul panorama nazionale, in quanto la stessa è subordinata alla qualità delle acque che ospitano gli esemplari e spesso in molte aree del territorio nazionale, risulta generare prodotti non compatibili con gli standard previsti per l’alimentazione umana, sta diventando inoltre potenzialmente invasiva ed impattante per l’ambiente ed il futuro ecosostenibile delle acque, di contro, osservando consolidati modelli di utilizzazione europea e mondiale,la pesca sportiva per il suo basso impatto sull’ambiente, il vastissimo bacino di utenti, la destagionalizzazione del turismo e soprattutto per la valorizzazione e l’implementazione dei territori ove praticarla, si presenta come la soluzione più naturale verso quale far convogliare progetti di rivalutazione degli ecosistemi acquatici passati agli enti locali, anche in prospettiva del federalismo demaniale.
L’analisi del presente documento è mirato a trovare le soluzioni di equilibrio e di sostenibilità ad entrambe le realtà di pesca nel lago di Bolsena, partendo dall’analisi delle due discipline e cercando le soluzioni di coesistenza tra le stesse oltre a cercare la chiave ecosostenibile affinché la risorsa ittica e di conseguenza il biotipo lacustre possa garantire la risorsa anche nel futuro.
Entrambi le tipologie di pesca sia professionale sia sportiva, si rivolgono alla medesima risorsa, ma è lo scopo che porta a differenziare le due attività,  ed entrare in competizione. Il sempre più scarso interesse commerciale registrato per le specie d’acqua dolce, ha comportano inevitabilmente un abbassamento dei prezzi di vendita, il che vuol dire maggiore sforzo di pesca e maggiori catture per garantire lo stesso reddito.
L’evoluzione della gestione della risorsa ittica, valutando esempi europei ben riusciti, ci porta a considerare la possibilità di diversificazione e conversione di almeno una parte dei pescatori professionisti, in modo da poter garantire sempre lo stesso reddito, senza però dover catturare e vendere necessariamente il pesce, mediante attività di pescaturismo: considerando la risorsa in maniera rinnovabile, così come già fa la pesca sportiva, garantendo gli stock ittici anche alle generazioni future. Questa sarebbe la strada migliore da percorrere per il futuro anche se ciò prevede un cambiamento culturale che potrebbe richiedere molti anni.


2. Pesca professionale nel lago di Bolsena
La pesca è una delle attività più antiche messe in atto dall’uomo per poter soddisfare i propri bisogni primari. Sin dai tempi più remoti il lago è stato una fonte naturale da cui attingere per procacciare cibo; prima con l’ausilio di rudimentali attrezzi di cattura, poi con attrezzi statici ed, infine, con quelli dinamici.
L’attività di pesca sul lago di Bolsena ha avuto una sua evoluzione nel tempo, in quanto si è assistito al mutamento di questa da attività di mera cattura a quella di impresa produttiva, con le conseguenti ripercussioni di impatto biologico-ambientale.
Pur avendo sorretto un economia locale di ristorazione e vendita di prodotti della pesca, la domanda che bisogna porsi, è se l’attualizzazione dell’analisi di incidenza di tale pratica sia ancora sostenibile in modo da garantirne la sopravvivenza, sia della risorsa che conseguentemente della pesca professionale stessa.
Una tale trasformazione ha richiesto la regolamentazione della pesca e della modalità di esercirla, nel rispetto della sicurezza della navigazione e della vita umana correlata nonché dell’ambiente.
La pesca, infatti, è una attività produttiva caratterizzata da alcune singolarità non identificabili in altri ambiti del sistema economico e da questo ne deriva la sua particolare collocazione in un settore del più ampio comparto della navigazione, disciplinato da una molteplicità di leggi di carattere sanitario, fiscale, commerciale ed amministrativo.
Da essa derivano i «prodotti alimentari», la cui commercializzazione è parte specifica della politica comune della pesca ed interessa l’organizzazione comune dei mercati per la quale è fondamentale consentire l’applicazione uniforme della sua gestione.
Inoltre, per quanto attiene il sistema del lago di Bolsena, il prelievo dei prodotti della pesca da parte dell’uomo è, in termini ecologici, una attività di “predazione”, messa in atto in un ambiente naturale le cui risorse biologiche non sono inesauribili; ciò comporta la necessità di assicurare una “produzione sostenibile”, finalizzata, in solido, al mantenimento nel tempo degli stock ittici ed alla creazione di un benessere sociale ed economico dei pescatori e delle imprese di pesca.
Infine, ma non per questo di minore importanza, l’attività non può venire svolta in autonomia e ciò implica il rispetto delle norme e delle disposizioni legislative sulla sicurezza della navigazione, dell’ambiente e della tutela del consumatore; inoltre, il fatto che l’attività venga svolta mediante natanti e attrezzi specifici, che è una delle criticità ambientali da vigilare, comporta anche il rispetto delle disposizioni relative alla tutela delle acque e della fauna protetta.
La prima valutazione necessaria è quella di comprendere il numero di operatori del settore che risultano obiettivamente numerosi con un numero elevato di licenze rilasciate per la pesca professionale.
I professionisti che incidono sul lago di Bolsena svolgono quindi un’attività finalizzata alla raccolta primaria e, pertanto in relazione all’alto numero di autorizzazioni, è difficile parlare di cicli di lavorazioni come avviene nell’ambito delle piccole e medie imprese o nell’artigianato. Ha, invece, più senso parlare di ciclo produttivo costituito da bordate di pesca che si differenziano, ai fini operativi e gestionali, sia per tipologia di «mestiere» impiegato che per ambito temporale di esercizio.



fig.1 - Flow chart del ciclo produttivo settore pesca acque interne



Il Decreto Legislativo 30 dicembre 1992, n. 531 recante come titolo "attuazione  della  direttiva  91/493/CEE  che  stabilisce le norme sanitarie  applicabili  alla  produzione  e  commercializzazione  dei prodotti  della  pesca,  tenuto conto delle modifiche apportate dalla direttiva  92/48/CEE  che  stabilisce  le  norme   igieniche  minime applicabili  ai  prodotti  della  pesca  ottenuti  a  bordo di talune navi." (g.u. 11 gennaio 1993, n. 7) offre di fatto spunto per la valutazione di come la filiera professionale sul lago di Bolsena proponga i suoi prodotti in termini di controllo sanitario ai destinatari (ristorazione e mercati) essendo di fatto anche loro assimilabili al dettato normativo, aumentando quindi “a tutela del consumatore finale e del mercato” ulteriori livelli di vigilanza giornaliera aggiuntivi a quelli inerenti i controlli direttamente dedicati alla pesca.
Questo inevitabile ed obbligatorio surplus di controlli da parte dell’ente territorialmente competente va di fatto ad aumentare i costi della gestione di vigilanza senza creare un gettito parallelo direttamente utilizzabile dall’ente.

Di contro, un abbassamento dell’impianto di vigilanza dovuto alla mancanza organica o di fondi, porterebbe immediatamente sia alla proliferazione di attività di bracconaggio e mala azione dei professionisti, sia a ripercussioni sul consumatore nelle fasi di distribuzione del prodotto.
Questo motivo è di fatto uno degli elementi più sfavorevoli dell’ospitare la pesca professionale in acque interne da parte dell’ente gestore in quanto per generare un servizio di vigilanza esaustivo e coerente è costretto all’utilizzo di ingenti fondi, di contro un servizio di vigilanza di mantenimento saltuario apre le attività a rischi ambientali e igienico sanitari di proporzioni notevoli che inevitabilmente si ripercuotono in modo verticale proprio sull’amministrazione.

14. Swot Analysis sulla pesca nel lago di Bolsena

Per redigere una strategia di sviluppo che definisca azioni-obiettivo, può essere utile  la Strenghts, Weaknesses, Opportunities e Threats Analysis (S.W.O.T. Analysis), cioè l'analisi dei punti di forza, di debolezza, delle opportunità e delle minacce che permettono di approfondire la conoscenza del settore e di costruire un progetto consono alle finalità previste.  Questa analisi prevede una valutazione ex ante degli elementi di forza e di debolezza della problematica in questione. Ciò consente di prendere in esame le


caratteristiche del territorio sotto indagine per l’elaborazione delle strategie di intervento, secondo la teoria del “bottom up” (partire dal basso, dai particolari  al generale). Questa teoria può essere  di supporto alle decisioni per l’attuazione della corretta Politica di gestione del lago di Bolsena, per la sostenibilità del settore ittico che ha come obiettivo:
- l’incremento delle azioni volte alla tutela degli stock ittici;
- la salvaguardia dell'ambiente lacustre;
- la garanzia di un reddito adeguato agli operatori della pesca; .
Analizziamo mediante la Swot Analysis distintamente, tra la valorizzazione della pesca professionale e la valorizzazione della pesca sportiva, quale risulterebbe più vantaggiosa per l’intera comunità.

Da una sintetica analisi SWOT, che andrebbe ulteriormente approfondita, per la gestione della risorsa ittica nel lago di Bolsena, rispetto alla valorizzazione della pesca sportiva, si delinea il quadro seguente:





L’analisi rivela numerosi spunti che potrebbero anche essere di interesse per
la programmazione economica  territoriale a livello comunale, provinciale o regionale, utilizzando le risorse finanziarie disponibili per riqualificare il  territorio e
per migliorare l’immagine e l’accoglienza dei turisti, oltre a creare
una destagionalizzazione del turismo e la valorizzazione di aree interne, attraverso
la valorizzazione della pesca sportiva, il tutto nel rispetto della
salvaguardia ambientale. La realizzazione del progetto non può che avere un risvolto positivo rispondendo ad esigenze economiche, turistiche, ambientali, sociali e culturali.
Da una sintetica analisi SWOT, che andrebbe ulteriormente approfondita, per la gestione della risorsa ittica nel lago di Bolsena, rispetto ad una incentivazione della pesca professionale, si delinea il quadro seguente:

La stessa analisi effettuata per valutare gli effetti di una incentivazione della pesca professionale nel medio e lungo periodo, porta livelli maggiori di punti debolezza e minacce, rispetto ai punti forza e opportunità, motivo per il quale riteniamo non opportuno una incentivazione in tale senso.
L’attività di pesca professionale per essere sostenibile, dovrà essere mantenuta a livelli tali da non impattare notevolmente sulla risorsa rispettando i cicli riproduttivi, di contro sarà da valorizzare lo svolgimento dell’attività di pesca sportiva, in un naturale processo evolutivo che vede la pesca professionale nelle acque dolci in decremento e che porterà probabilmente l’attività professionale a scomparire, a causa dei bassi redditi generati e soprattutto per mancanza di ricambio generazionale, la pesca sportiva invece continuerà ad espandersi e sarà destinata a durare, ambienti permettendo, per lungo tempo, grazie ai numerosi giovani che sempre in misura maggiore si avvicinano a questa disciplina.

Conclusioni
La pesca professionale così come svolta attualmente e gli attrezzi utilizzati, spinti verso l’ottimizzazione delle catture non è sostenibile, il pesce costituisce una risorsa finita e non rinnovabile, perchè i normali cicli biologici non riescono a tenere il passo con la pesca professionale.
Di contro la pesca sportiva attuale sembra avere un atteggiamento maggiormente responsabile nell’ottica dello sviluppo sostenibile, infatti utilizza la risorsa in maniera rinnovabile e non intacca minimamente la biomassa, in quanto basata sul catch and release (cattura e rilascia).
L’attività della pesca professionale sembra rilegata ad una popolazione anziana, ed il settore è quasi privo di un ricambio generazionale, questo fà presupporre una naturale riduzione di tale pratica per il futuro.
Di contro la pesca sportiva conta numerosi giovani che si avvicinano a tale disciplina, dove la cattura riveste un ruolo marginale, disposti a spendere e quindi creare un indotto economico nell’area, in cambio di qualche ora di relax sul lago.
 

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